Distributed Life In Low-Fi

Le peregrinazioni in cerca di un nuovo monolocale digitale mi avevano portato a considerare – tra le varie piattaforme – anche Substack. Mi sono presto accorto che non era però cioè che cercavo, e l’ho quindi relegato ad un “forse, un giorno, chissà”, complice anche l’aver compiuto la registrazione con il – mai abbastanza lodato – sistema “Nascondi la mia mail” di Apple.

Si dice spesso “una soluzione in cerca di un problema”. Questo credo sia un caso da manuale.

Durante le ricerche dei link per il mio abituale post domenicale di “roba da leggere sotto il piumone” (ancora per poco, ma ce lo godiamo ostinatamente fino all’ultimo), mi son reso conto di quanto la tipologia di post consistente – per l’appunto – in una serie di link che hanno l’unico scopo di fornire spunti di riflessione o di divertimento stonasse con l’attuale mood del mio blog.

Ho quindi deciso di riesumare Substack (che potremmo definire come la casa naturale delle liste di link periodiche, anche in virtù del suo formato di newslettter) e provare a trasferire lì questa parte del mio io digitale. Se tutto va come deve (siamo pur sempre nella patria dell’anarchia digitale), il primo “numero” dovrebbe essere pronto per domenica prossima.

Quanto al titolo di questo post, mi sto sempre di più godendo di questa nuova “identità distribuita”: con una frequenza d’uso più o meno elevata, questo mondo sfaccettato e diviso tra Mastodon, Rant.li, Vagabundo, Substack, AlbumWhale (e chissà cos’altro) mi sta più “comodo” di quanto potessi pensare prima di lanciarmi nell’esplorazione.

D’altronde, non siamo entità monolitiche (qualcuno meno di altri, per di più), quindi perché dovremmo essere soddisfatti di esprimerci attraverso un unico servizio centralizzato?