Vendete tutto!

Buona fine e miglior inizio (così ci siamo levati le formalità). Voi siete pirati audiovisivi? VI rifornite di materiale protetto dal diritto d’autore tramite canali traversi, vicoli bui di Internet nei quali ci si avventura come in posti familiari (specialmente se si ha una certa età e si è visto oramai un po’ di tutto), ma sempre e comunque guardandosi le spalle quel tanto che basta?

Vorrei attirare la vostra attenzione su una riflessione estemporanea, che ogni tanto mi riaffiora alla mente (non è la prima volta che ne scrivo, ma ogni volta mi ci arrabbio di più): sappiate che siete costretti a fare i pirati.

Pagate una quantità considerevole di denaro per usufruire di un numero che comincia ad avvicinarsi decisamente alla soglia del ridicolo di servizi streaming.

Netflix Amazon Prime Video Disney + Apple TV+ Now TV Crunchyroll

I contenuti di cui potete usufruire sono un’infinità, più di quanti riuscirete mai realisticamente a godervi nel poco tempo libero che i suddetti servizi (e mille altri) si contendono ferocemente (e accontentiamoci di considerare quelli a pagamento, perchè se inserissimo anche i gratuiti, la cosa non farebbe altro che apparirci più drammatica).

Tra questa mole enorme di materiale, ogni tanto, trovate una nuova serie del cuore. Quelle che vi restano impresse nella mente dopo che le avete finite, e dopo esservene goduto ogni istante, sperando che durassero magari di più.

Piccole gemme dal numero di puntate inferiore alle dita di una mano, o opere colossali multtstagione che (raramente o quasi) mai perdono un colpo.

Finito il tutto, vorreste conservarle, soprattutto in virtù dell’anagrafica di cui sopra, perchè se da bambini vi avessero detto che potevate avere una vostra videoteca personale nello spazio di un palmo di mano, ad altissima qualità e da godervi su uno o più schermi che vanno – a vostro piacimento e comodità – dall’enorme e suoerdefinito al piccolo e fruibile ovunque, avreste subito uno shock che vi avrebbe congelato in un catatonico sorrisetto idiota per mesi o anni.

Quindi, avendo pagato per scoprire queste gemme, decidete di ricompensare ulteriormente gli autori (o i produttori, o gli interpreti, o chicchessia: lasciamo da parte le questioni sulla ripartizione dei profitti, che qui c’entrano poco o nulla).

Pensate di poter fare una cosa che – semplicemente e con tutta evidenza – gli uomini fanno da secoli: collezionano cose che gli piacciono, specialmente per ciò che riguarda arte e cultura, bellezza e passioni .

Libri. Dischi. Quadri. Sculture. Strumenti musicali. Vini. Automobili. Giocattoli d’epoca.

Poniamo il caso che vogliate acquistare l’anime di Tokyo Revengers. Legalmente. In italiano, perchè siamo tutti poliglotti ma la lingua madre è sempre più comoda se si vuole concentrasi sulle sfumature della storia.

Impossibile.

Quanto al vederlo in streaming, auguri. Crunchyroll ha la stagione uno, doppiata. Disney + la due, solo sottotitoli.

E il manga?

Se lo voleste cartaceo, nessun problema: su Amazon è addirittura in sconto (poco, ma tant’è) e si trova in ogni libreria decente e fumetteria del globo, o quasi.. Mettiamo il caso, però, che non vogliate o abbiate la possibilità (tradotto: se entrano 31 tankobon in casa dovete uscire voi, ché mica tutti abbiamo la biblioteca di Villa Wayne a disposizione) di godervi le meravigliose copertine della sudddetta versione “classica”, ”fisica” o come preferite chiamarla.

Voi vi accontentate del digitale. Magari nemmeno si tratta di un “accontentarsi”, perchè il poter ingrandire le pagine ha una serie di vantaggi che l’età vi sta facendo scoprire in modo abbastanza impietoso. Magari sognate di costruire la perfetta libreria di manga e fumetti contenuti in un singolo, minimale e precisamente assemblato rettangolo di vetro e metallo.

Dove cercare? Ma ovviamente nella Giungla (®Dave Eggers). Che sarà felicissima di vendervi istantaneamente tutti i volumi (la serie è già finita), per di più ad un costo ovviamente e giustamente minore della controparte fatta di alberi abbattuti. La potrete leggere comodamente su Kindle. O su smartphone, dentro l’app Kindle. O su tablet , dentro l’app Kindle. O su computer , dentro l’app Kindle.

Cominciate ad intravedere il problema?

Ah, dimenticavo: se un domani Amazon cambiasse qualcosa nei suoi termini di utilizzo, potreste essere costretti a cambiare hardware. O a sceglierne solo uno o due su cui poterlo leggere. O persino a ricomprare tutto.

Chissà. La vita è una meravigliosa escursione nel mistero più insondabile.

Volete riesumare quella perla che è stata Boston Legal?

No streaming for you, babe. Acquistarla? Accomodatevi: la prima stagione in italiano, 5 DVD, 47€ e spicci. Le altre, boh. Avreste dovuto pensarci vent’anni fa: chi si ferma è perduto.

Sapete qual è la soluzione? La pirateria per scoprire, l’analogico per conservare e collezionare. Dove possibile, per esempio con i fumetti/manga.

Quindi si scaricano le scan e poi, colpiti da una storia scritta incredibilmente bene e da personaggi cui ci si affeziona subito, anche quando (soprattutto quando) si sa che non si dovrebbe, si compra il cartaceo. E pazienza per lo spazio, ci si stringerà un po’. (Va meglio per la musica, grazie a iTunes che Steve Jobs volle libero da DRM eoni fa. Sempre grazie, S.J. Per i film, invece, ancora tocca comprare e (sperare di trovare un modo efficace di) craccare. Che schifo.)

Viviamo nell’epoca dell’abbondanza mediatica più assoluta . Più d’uno dirà della sovrabbondanza. Abbiamo, almeno nella parte di mondo che siamo abituati inconsciamente a considerare quando non ci soffermiamo troppo a pensare e discutiamo di problemi come questo, la concreta possibilità di usufruire di non una me di dieci, cento biblioteche di Alessandria.

Il peccato mortale che possiamo commettere, ai danni di noi stessi e di nessun altro, è rendere difficile accedervi. Renderlo frustrante. Renderlo una graziosa concessione.

Far sì che, mentre ci si lamenta della crisi dei media dovuta alla pirateria, facendo passare il concetto che “la gente non vuole pagare” e “son tutti scrocconi o ladri” (Un atteggiamento tutt’altro che nuovo, sia chiaro. Nemmeno recente. Dimenticate già le oscene “pubblicità progresso” che equiparavano la pirateria audio video al borseggiò o al furto d’auto? Non credo,) , si renda pressoché impossibile a chi vorrebbe pagare per disporre a proprio piacimento di opere dell’ingegno farlo. Pagare due volte, per di più, il più delle volte.

Oltre al danno la beffa. Crudele, stupida e irrispettosa.

Da qui l’appello del titolo a chi ha potere decisionale su questioni di diritti, distribuzione e simili mostruosità: vendete tutto. A tutti. Nella forma più lineare possibile. Senza vincoli, senza stupidi sistemi che puniscono chi stipula con voi il più basilare e onesto contratto disponibile: soldi in cambio di valore percepito (materiale o immateriale che sia).

Non piangete miseria dicendo che “la gente non vuole pagare”.

La verità è che voi non volete vendere.

Volete mantenere un metaforico e idiota, odioso e assurdo coltello dalla parte del manico, godendo di una posizione di forza che nessuno dovrebbe avere.

Questa non è tutela, è ottusa avidità. È una limitazione alla circolazione di cultura, di idee, di bellezza. Uno dei più violenti crimini senza spargimento di sangue che si possano compiere, reso ancor più grave dal fatto che i mezzi tecnici spingono (spingerebbero) disperatamente nella direzione opposta.

P.S. Alla fine, ho iniziato a comprare la versione cartacea.

Aspe’ ho scritto “ho”? Volevo dire “avete”. “Avete”, sì. Io con questa storia non c’entro nulla...