La Visione di lungo periodo
Fioccano, com’era ovvio, le prime impressioni sull’Apple Vision Pro dai fortunati che hanno avuto modo di provarlo (per qualche decina di minuti e in una demo ovviamente molto controllata e guidata) subito dopo la presentazione.
Tutte riflessioni degne di nota da parte dei soliti, di cui nemmeno vale la pena postare link: Daring Fireball, M.G. Siegler, Om Malik, Jason Snell e soci.
Tra dubbi (legittimi, quasi tutti), cautele (li capisco, al momento è una tech demo e quasi null’altro, e il salto è troppo grande per lanciarsi in ipotesi follemente dettagliate) e paragoni (ovvi, li abbiamo fatti tutti più o meno coscientemente) con iPhone, mi resta in sottofondo una sensazione ben precisa.
Quella che nessuno – forse nemmeno Apple – abbia presente la reale portata del cambiamento che questo hardware porterà (potrebbe portare? Di nuovo la comprensibile, giustificata eppur stucchevole cautela; perché non ci si può più abbandonare all’entusiasmo puro e semplice?).
Nonostante nella presentazione i toni siano quelli – tra l’orgoglioso e il messianico – che ci aspetta da Apple e per il lancio di qualcosa che è già stato definito (e su questo concordo) come un potenziale killer di ogni altro hardware (a mio avviso lo smartphone è e sarà il bacarozzo tecnologico che sopravvive a qualsiasi apocalisse), resta il dubbio che sia al 50% almeno marketing.
Convinto, fondato, ma marketing.
Nemmeno iPhone aveva – con il senno di poi – minimamente trasmesso la portata del cambiamento che avrebbe causato.
Per queste cose ci vuole uno sguardo – una Visione, mi si passi la boutade – con una prospettiva lunghissima, tale che forse, per noi mortali, è possibile solo retrospettivamente.