Il giocattolo nuovo

Bella analisi di Robin Rendle su un paio di storture osservabili in queste prime fasi d’adozione delle AI (il nostro si riferisce in special modo a quelle generative testuali – cioè a ChatGPT – quindi quelle che più interessano qui.

Per l’altra famiglia “famosa”, quella della generazione d’immagine, di cui fanno parte Midjourney e StableDiffusion, provo solo sentimenti d’invidia, presto sfociante nell’odio, dovuta alla mia totale inadeguatezza grafica.

Rendle pone in particolare modo l’accento sul rischio di “lasciar fare tutto alle AI”, in un pericoloso misto tra l’eccessiva fiducia nelle capacità di un sistema che per quanto impressionante è ancora acerbo e lo dimostra ogni giorno, e la pigrizia del “facciamo risolvere i tediosi problemi pratici alla macchina”. Atteggiamento, quest’ultimo, che potrebbe tradursi in un ammasso di siti ed interfacce “ricicciate”, risultato di tentativi casuali (che le intelligenze artificiali, soprattutto in campo grafico, “tirino ad indovinare” è palese a chiunque abbia usato Midjourney, tant’è che i risultati migliori si ottengono con descrizioni vaghe: chiedi poco, non rimarrai deluso) e rimescolamento semplice dei medesimi elementi.

Volendo essere incredibilmente ottimista (sì questa malattia mi è rimasta), potrei provare ad ipotizzare che si tratti di entusiasmo ed incoscienza per lo strumento incredibilmente pieno di potenzialità che ci sta davanti e che quindi, non appena ci renderemo conto che è solo un altro cacciavite, questa cecità si attenuerà.

Non sparirà mai del tutto, ché c’è ancora chi scambia i social media per il Messia e non distingue la tecnologia dalla magia.

Ma se a tutto questo aggiungiamo che il principale attore dell’attuale panorama AI, quella società che già dal nome promette una cosa ben precisa, si sta comportando in modo del tutto diverso, il futuro rischia di essere attraente come una mano con sei dita.